forse

venerdì 28 aprile 2017

Terapia del vuoto

Ho imparato a usare l'ironia per legittima difesa, una pratica antica e collaudata: trovarci del ridicolo, riderci su di cuore ed annegare ogni dolore dentro alle endorfine.
Però ci sono delle volte che non funziona, anzi non è neanche pensabile di trovarci qualcosa da ridere, volevo solo andarmene, anzi proprio non essere mai stata lì.
- fa caldo, apriamo una finestra?
dico sperando di salvare naso e stomaco con un po' d'aria fresca e senza odore.
- no, farà giro d'aria e poi mi ammalo.
Dice questa breve frase impiegandoci dei minuti e allora non apriamo la finestra, ok... penso: "ma qualcuno qui non si lava da un po', l'odore è forte."  
Mi ritiro con la faccia dentro la sciarpa, fino a sotto gli occhiali, sa di ammorbidente, forse sono salva, magari posso fare anche qualche boccaccia o sbadigliare perché mi annoieranno e già lo so.
Infatti uno tira fuori un fascio di fogli scritti in versi... scherziamo? Li vuole leggere davvero, ha la faccia convinta, lo farà.
Non ce la posso fare, cosa ci faccio qui? Ah, giusto, avevo chiesto un favore. Anche no, scherzavo, non ho mica chiesto un rene.
Mentendo peggio che posso mi alzo e dico.
- scusate, non sto bene...
La mia amica dice di stare alla larga dai pallosi ed ha ragione, sto benissimo.

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